Sono molteplici i motivi che ci hanno spinto sulle rive di questo lago, così vasto e affascinante, ricco di diversità e di mistero.
Ma forse ce ne è solo uno che ci ha reso tutti dannatamente uguali, quest’oggi, sulle rive del Titicaca, il nostro rientro. Non mi soffermerò sul motivo, a tutti ormai noto, piuttosto su ciò che una notte davanti un fuoco può rappresentare… Fede, speranza, amicizia.
Questo elemento distruttore per eccellenza ma che si trasforma in un collante, per chi, seduto in cerchio dinanzi a lui lo osserva.
Questo fuoco che illumina appena i nostri volti, che custodisce le nostre speranze ed ambizioni, ma che diventa anche il testimone dei nostri dubbi e delle nostre incertezze. Proprio davanti a lui siamo tutti uguali, beviamo dalla stessa bottiglia, mangiamo dallo stesso piatto, le uniche pause concesse sono per qualche frequente performance individuale, sulle note dei successi del passato. Osserviamo le stelle sopra di noi riempire il cielo quasi con prepotenza. “Quella è la via lattea” qualcuno rompe il silenzio, “vedete?” “e in fondo c’è la croce del sud, è li piccolina”, mentre cerchiamo di interpretare tantissimi puntini luminosi nel cielo ad un tratto una stella decide di siglare questo momento così sereno, scivolando verso il basso e lasciando una scia di luce incredibile.
Credo che questo evento lo abbiano ascoltato fino a La Paz, perché lo abbiamo urlato come pazzi nello stesso momento pensando che gli altri non avessero assistito a tanta bellezza (come se tra l’altro non avessimo mai visto una stella cadente nella nostra vita). Anche questo fa parte del momento e del mix di sensazioni e di emozioni che ci sta assalendo.
Ad un tratto passa in radio “la collina dei ciliegi”, di Lucio Battisti e vedo lei (Silvia) levarsi verso il lago e intraprendere un balletto canticchiando questo pezzo: “Ma non ti accorgi che è solo la paura che uccide i sentimenti” continuando “ le anime non hanno sesso ne sono mie”, nulla di più sublime e vero poteva animare questo momento. tutti noi siamo stati assaliti dalla paura in diversi momenti, umanamente comprensibile, ma è intorno a questo fuoco che si sta sviluppando l’immaginazione e che si sta imparando ad essere gruppo. Perché si sa, quando viviamo le stesse condizioni, gli stessi timori, la solidarietà trova terreno fertile per coltivare rapporti e sentimenti univoci.
Anche se questo momento potrebbe assomigliare ad un congedo momentaneo, in realtà forse è l’inizio, è tutta una metafora.
Per accendere un fuoco c’è bisogno di scintille ma per mantenere viva la fiamma e il calore c’è bisogno di legna, un pò come per la speranza.
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