L’emblema delle popolazioni indigene

La Bolivia è un paese forte di simbologia, di tradizione e usanze tramandate nel tempo. Ci si accorge subito di questo appena si approccia con la popolazione del posto. Basti pensare alla forte componente indigena che vive il paese e che tiene viva la propria storia e la propria unicità. Di questo ne parlai anche nell’articolo “Un Aguayo per la vita”

Uno dei simboli che porto nel cuore è quello della bandiera WIPHALA, forse perché non posso dimenticare quando la ricevetti in dono da Lidia e Celva: i loro occhi brillavano come diamanti e i loro sorrisi esplodevano in viso. Era li piegata dentro una borsetta colorata tipicamente boliviana, dentro era presente anche un libricino dove si leggeva:

“A todos y Todos quienes con sus manos, sus vidas y sus sueños, han forjado la revolución democratica y cultural”
“A tutti coloro che con le loro mani, la loro vita e i loro sogni, hanno forgiato la rivoluzione democratica e culturale”

dedicando questo scritto:

“A los pueblos de nuestra America que empujan el sol para ver el alba”
“Ai popoli della nostra America che spingono il sole per vedere l’alba”

L’ emozione e la gratitudine che provai fu immensa.

Pensate che questa bandiera dal 25 gennaio 2009 è stata introdotta come simbolo nazionale, accanto al tricolore rosso giallo verde.
Drappo quadrato diviso in quarantanove quadratini nei sette colori dell’iride dai significati cosmologici. (il bianco è il tempo, il giallo la forza, l’arancio l’umanità, il rosso il pianeta terra, il viola la sapienza, l’azzurro il cielo, il verde la ricchezza).

È un simbolo della resistenza e della risurrezione della cultura che fluiva dai quattro stati andini originari.
Rappresenta il principio della dualità e della complementarietà degli opposti.
I quattro lati del Wiphala commemorano i quattro stati originari di Tiwantinsuyo e le quattro festività che rappresentano le quattro stagioni del calendario Aymara. La parte superiore del wiphala è identificata con il sole e il giorno, mentre la parte inferiore viene rappresentata con la luna e la notte.

Oltre alla Wiphala boliviana esistono altre versioni che differiscono per la sequenza dei colori e che corrispondono alle regioni dell’antico impero Inca (Tawantinsuyu), descritta già nel XVI secolo nelle cronache di viaggiatori spagnoli.
Gli amerindi, in massima parte Aymara e Quechua, costituiscono la maggioranza della popolazione boliviana.

Come si può notare i boliviani hanno un rapporto molto speciale con la madre terra (Pachamama)
e questo attaccamento li ha portati ad essere il primo paese al mondo a concedere 11 diritti legali a Madre Natura. Si riconosce in forma legale la naturalezza come un essere vivo.

Durante la promulgazione della legge è stato affermato che: “se non esiste naturalezza, se riceve danno, semplicemente non c’è vita e nemmeno umanità. Con questa legge vogliamo esplicare come vivere in equilibrio con la Madre Terra”.

Un’altra misura che si distingue nel testo della legge è che lo Stato e ogni individuo o collettività, che causa un danno accidentale o intenzionale ai componenti e alle zone vitali della Terra, è obbligato a eseguire un ripristino integrale o efficace o la riabilitazione di essi, in modo che si avvicinino alle condizioni pre-esistenti al danno.
In questo modo si cerca di stabilire un’armonia con la Madre Terra, garantendo la continuità della capacita di rigenerazione dei componenti della terra e dei sistemi di vita.

Sicuramente la sensibilità di questi popoli è talmente sviluppata da renderli su questi temi particolarmente uniti ed efficienti. Nulla viene lasciato al caso, soprattutto i dettagli. Spero che possiamo noi tutti cogliere dal vissuto di questi popoli, la semplicità, la forza e la voglia di essere sempre comunità solidale e fraterna.

 

“Combatteremo nella rivoluzione a suon di charango e quena per innamorarci con i nostri Wiphalas di libertà”